Vino ed enoturismo nell’area di Wachau
Francesco Piras, ricercatore presso il Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Sassari, ci ha proposto questo suo reportage sull’areale di Wachau, incentrato soprattutto sull’analisi dell’attività enoturistica. Pubblichiamo volrentieri il suo contributo, per l’importanza dell’argomento trattato e per la cura e la chiarezza divulgativa che contraddistinguono il testo e le foto, realizzate dallo stesso autore. (G.D.)
INTRODUZIONE
È appena terminato il mio viaggio in Austria, un breve tour che mi ha permesso di scoprire una delle località enoturistiche più famose al mondo. I viticoltori austriaci coltivano attualmente circa 45.000 ettari di vigneti, di cui circa due terzi a bacca bianca e un terzo a bacca nera. I più importanti sono il grüner veltliner e il riesling tra quelli a bacca bianca e lo zweigelt tra quelli a bacca nera. La viticoltura è diffusa principalmente nell’est dell’Austria, dove infatti si trovano le più importanti regioni vinicole. Si contano in tutto otto regioni, nove se si include anche Vienna, unica capitale al mondo con una viticoltura significativa. L’Austria, dopo aver attraversato un periodo difficile negli anni ’80 del ‘900, ha intrapreso decisamente la strada della qualità potendo contare ora su realtà vinicole di rilievo anche internazionale. Sono più di cinque le cantine che ho avuto modo di visitare durante la mia permanenza, grazie anche alla preziosa compagnia dei colleghi dell’International Wine Business Master dell’università di Krems. È stato un viaggio che mi ha portato a scoprire l’intero sistema vitivinicolo e l’offerta enoturistica di una delle zone maggiormente vocate al mondo. Ho, quindi, avuto modo di osservare da vicino l’organizzazione del loro modello enoturistico e le strategie che tengono in piedi la loro accoglienza, raccogliendo spunti e idee che possono ben adattarsi al modello enoturistico italiano.
DESCRIZIONE PANORAMA VITICOLO DELL’AREA DI WACHAU
Il viaggio si è concentrato nella più famosa delle otto principali aree vinicole austriache, la regione della Bassa Austria. Questa area è attraversata dal Danubio, sulle cui sponde – sinistra ma soprattutto destra – si trovano bellissimi vigneti, per lo più terrazzati, in molti casi ripidi e prevalentemente fortificati con muri a secco.
La stretta valle che costeggia il Danubio è lunga solo 33 chilometri, l’area vinicola 15 chilometri con poco più di 1300 ettari vitati. La porta d’ingresso a ovest è l’abbazia benedettina di Melk nel territorio di Wachau, mentre a est è delimitata dalla città di Krems, antica di oltre mille anni e prestigiosa sede dell’Università IMC.
È evidente, e ancora quasi si respira, l’antica cultura vitivinicola che ha lasciato in dote alle aziende moderne la capacità di individuare i versanti migliori e più vocati e le esposizioni più adatte. I versanti della valle sono interamente coperti di ordinati filari, e creano non solo una delle aree più importanti al mondo per la produzione vinicola, ma costituiscono anche un patrimonio culturale e paesaggistico straordinario e unico, fortemente identitario, frutto di millenni di convivenza tra uomo e natura. I 15 chilometri di questa meravigliosa area costituiscono un mirabile percorso dove le vigne coesistono accanto a moderne cantine, piccoli agglomerati di case, piste ciclabili e preziosi siti archeologici, creando nel complesso una meta turistica ed enoturistica gettonatissima e di grande impatto sia in estate che in inverno.
Nel 2000, Wachau è stata dichiarata dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità nella categoria “Paesaggio culturale” e nel 2021 i muri a secco sono stati inseriti nell’elenco dei siti del patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO. Il vino e la viticoltura fanno da sempre parte di questo territorio. Qui, il clima favorisce la produzione di grandi vini bianchi, introdotti solo nel XIX secolo, come il Grüner Veltliner e Riesling, esaltandone la spiccata vena acida e i profumi delicati. La quota delle varietà di vino bianco è del 94%, quella delle varietà di vino rosso è solo del 6%, costituita prevalentemente dallo Zweigelt. I terreni sono per lo più poco profondi, con un elevato contenuto di minerali e di base granitica. Il clima misto atlantico-pannonico è influenzato dall’umidità del Danubio, che contribuisce a caratterizzare il microclima dell’area. Un fattore importante è la grande escursione termica che si registra tra il giorno e la notte, che ha un effetto molto positivo sulla viticoltura.
L’ESPERIENZA ENOTURISTICA
L’offerta enoturistica è veramente ampia e variegata, sempre calorosa e ricca di umanità, elemento fondamentale in questo genere di attività. Non è difficile incontrare i titolari o i rappresentanti del management aziendale e parlare direttamente con loro. Visite guidate e degustazioni sono previste sia da cantine private di dimensione familiare, come la cantina Moser, sia da grossi gruppi cooperativi come Winzer Kreams e la Domäne Wachau, che raccolgono e riuniscono centinaia di piccoli produttori.
Il prodotto è centrale nella proposta enoturistica. La visita enoturistica qui è interamente dedicata al vino. Ciò non significa che manchino del tutto le attività collaterali, come la possibilità di proporre cibi in abbinamento, ma il vero motore pulsante della visita è il vino col suo ciclo produttivo dai terrazzamenti alla bottiglia, passando per la cantina. Autenticità e qualità sono sicuramente gli aspetti maggiormente curati dagli operatori locali. La qualità dei loro vini nasce nella vigna e prosegue con cura in cantina, secondo disciplinari severi che mirano a tutelare l’ambiente e le persone. Le visite possono apparire semplici, ma si tratta di una semplicità frutto di una grandissima organizzazione: in ogni azienda è possibile trovare mappe e riviste esplicative dei territori, piccoli dettagli che fanno una grande differenza nell’esperienza del turista.
Esistono ovviamente anche aziende che hanno investito moltissimo, introducendo nella visita percorsi esperienziali come filmati in 3d e altre esperienze sensoriali più o meno sofisticate, come nel caso della cantina Winzer Kreams, dotata al suo interno di un piccolo cinema con proiezioni tridimensionali del ciclo produttivo. Il paesaggio è certamente il punto di forza dell’enoturismo austriaco, e il distretto di Wachau ne è un esempio mirabile. Le cantine sono facilmente raggiungibili e in alcuni casi si trovano a poca distanza dai piccoli centri abitati. L’offerta enoturistica si integra perfettamente nella più ampia offerta turistica generale, andando a costituire un vero e proprio sistema di collaborazioni territoriali.
Quello che colpisce è infatti la forte sinergia tra le realtà produttive e la visione collettiva. Le aziende, forse per via dello spiccato spirito cooperativistico, appaiono non solo molto ben collegate tra loro ma ben ancorate al territorio. Le visite e le degustazioni hanno decisamente costi accessibili. Si parte dai 10/15 euro per una visita con una degustazione finale di almeno tre vini. Esistono ovviamente offerte di alta gamma per turisti alto-spendenti e maggiormente esigenti.
L’incentivo alla vendita di vino è sempre molto presente. Tutte le aziende visitate hanno dato una grande attenzione allo shop finale: un ambiente moderno, luminoso, con una brillante esposizione delle referenze aziendali a scaffale. Anche in Austria, come in Italia, i wine club non sono al momento un canale di vendita diretta perseguito con successo.
Infine, un cenno a parte meriterebbero le persone, lo staff aziendale coinvolto nelle esperienze. Le risorse umane sono sicuramente una delle chiavi del successo dell’enoturismo in questa area. Nelle cantine visitate ho trovato un livello di accoglienza di qualità, che va ben oltre il semplice approccio divulgativo ma che cerca di costruire, con la giusta empatia e competenza, una relazione con i clienti.
CONCLUSIONI
Sono diversi gli spunti, le riflessioni e le idee raccolti durante questa bellissima esperienza che mi hanno portato ad evidenziare analogie e criticità del sistema enoturistico italiano rispetto a quello austriaco.
Una prima riflessione è legata al ruolo che le cantine austriache danno all’attività enoturistica. È evidente che il core business sia sempre il prodotto vino ma l’enoturismo è vissuto da tutte le cantine come una seria opportunità di guadagno con un ritorno sull’investimento altissimo. Non si tratta di un’attività marginale, di poco peso, a cui dedicare scarsa attenzione e cura. Tutt’altro. È evidente come anche in Italia l’approccio al turismo del vino stia cambiando, ma ancora esistono margini per fare dell’enoturismo un’attività aziendale complementare a quella principale, arrivando a costituire a tutti gli effetti una realtà integrata e strutturata che condiziona financo l’organizzazione interna e la scelta delle risorse umane.
Proprio le risorse umane costituiscono forse il tasto dolente per il sistema enoturistico Italiano, poco propenso ad investire sulla preparazione delle persone o a riconoscere il giusto valore degli alti livelli di professionalità ormai necessari per garantire gli standard adeguati. Infatti, ho incontrato in Austria solo persone motivate, qualificate e in grado di parlare almeno l’inglese come seconda lingua. Le professionalità provengono dal sistema universitario di Krems, che ha creato nel tempo un’offerta formativa sul mondo enologico di altissimo profilo e al servizio del territorio. Ovviamente anche in Italia abbiamo figure professionali elevate in grado di garantire un servizio altissimo, ma non sempre le aziende sono disposte a riconoscere il giusto valore economico a tali profili.
Altro aspetto che mi ha colpito molto è stata l’età media degli addetti ai lavori. Le aziende appaiono più giovani sebbene abbiano una tradizione notevole. Questo aspetto le proietta più facilmente verso il futuro, rispetto forse ad autorevoli aziende italiane, con grandissima tradizione ma maggiormente rivolte al passato. Ho già accennato, inoltre, al forte approccio territoriale che crea un connubio perfetto tra aziende enoturistiche e tutte le altre realtà produttive e residenziali dell’area. Il territorio di Wachau rappresenta un bellissimo esempio di network efficace che coinvolge tutti gli attori privati e istituzionali in un sistema in grado di offrire così un approccio veramente olistico al turista.
Infine, sebbene il valore percepito del vino italiano sia altissimo e senza dubbio maggiore rispetto alle grandi produzioni austriache, loro stanno riuscendo ad aumentare visibilità, riconoscibilità e reputazione proprio attraverso l’accoglienza.
Se sfruttassimo appieno le potenzialità di una corretta accoglienza, il valore percepito già alto delle nostre produzioni enologiche potrebbe solamente giovarne a beneficio dell’intero comparto.
Contributo realizzato nell’ambito del progetto Spoke 2 – “Innovation and sustainability for the competitiveness of the tourism and cultural heritage SMEs in marginal markets”, a valere sulle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza