
Kammasutra Muscat Macération 2018
Quando ho scoperto i vini d’Alsazia sono stato letteralmente stregato; bianchi di straordinaria pulizia, vini monovitigno con un carattere deciso, marcati da una ricchezza di estratto che li rende quasi masticabili; ciononostante conservano una grande facilità e piacevolezza di beva soprattutto per la indiscutibile verticalità e per il sostegno sapido-minerale che li contraddistingue.
Non tutto, però, è lineare e così rispondente allo stereotipo tradizionale nella regione alsaziana; anche qui ci sono delle avanguardie, dei carbonari e degli integralisti che si discostano dai modelli più conosciuti e riconoscibili. La biodinamica in quest’area è ormai affermata e consolidata quasi ovunque, ma c’è chi va ben oltre ostentando una naturalità che sa quasi di inerzia totale per il quasi mancato intervento dell’uomo.
Tra questi possiamo annoverare Jean-Loius ed Eric Kamm, padre e figlio, titolari dell’omonimo Domain nella cittadina medievale di Dambach-la-Ville a una ventina di chilometri da Colmar. La famiglia Kamm è impegnata da generazioni nella coltivazione di circa sette ettari vitati; diverse parcelle di vigna, tra cui anche un pezzo nel Grand Cru Frankstein, protette dai monti Vosgi che costituisco una barriera naturale per il freddo vento di mistral. I terreni giacciono a una quota media di 500 m e sono costituiti da suoli prevalentemente granitici in cui sono messe a dimora viti delle varietà tipiche dell’Alsazia: riesling, pinot gris, gewürztraminer e muscat, non mancano neanche il pinot noir e l’auxerrois. Il piglio anarchico della famiglia Kamm si evidenzia nella condotta completamente manuale della vigna e con lo sfruttamento della trazione animale per l’aratura; assoluto è il rifiuto per i diserbanti, i fertilizzanti e i fitofarmaci di sintesi chimica. La chimica è bandita anche in cantina con il totale diniego all’uso della solforosa e dei lieviti selezionati. Il loro incondizionato credo è nelle fermentazioni spontanee, nella mancanza di filtrazioni e in alcuni casi nella prolungata macerazione sulle bucce anche per il bianchi.
A questi ultimi appartiene lo stile del Kammasutra Muscat Macération 2018.
È un vino che all’esame visivo si presenta non limpido, opalescente, con un inteso e vivace colore arancione segnato da nuance coralline. Già da subito il vino si dichiara: non è adatto a chi ha qualche pregiudizio degustativo; infatti l’aspetto, più che un vino, ricorda un succo d’arancia rossa o un ACE!
Il bagaglio olfattivo è sorprendente; l’aromaticità dell’uva moscato agisce in incognito, non con il caratteristico piglio varietale, e si estrinseca in intense le note floreali e fruttate, giocate su toni di rosa, fiori d’ibisco, pompelmo rosa, litchi, gelse e lamponi. I profumi hanno cenni di leggera evoluzione che ricordano il tè al bergamotto e al gelsomino, il karkadè, un’infusione di petali di rosa e il rosolio. Chiude con tenui note di miele d’agrumi.
L’assaggio crea subito un disorientamento degustativo; la dinamica del sorso è segnata dalla sinergia tra acidità e sapidità che restituiscono un vino dal carattere squisitamente verticale; l’apporto alcolico è piuttosto contenuto; il residuo zuccherino, appena percettibile, aiuta a limitare la tendenza verticale del vino; mentre la presenza di una leggera tannicità introduce una nota di complessità, creando sensazioni tattili molto contrastanti che rilanciano la piacevolezza del sorso. Chiusura succosa, fruttata e sapida di buona persistenza.
Il vino è sicuramente insolito, a tratti disarmante e poco rispondente ai tradizionali canoni alsaziani, ma è molto gradevole e sicuramente non lascia indifferenti.
Insolita e anche un po’ irriverente è l’etichetta che rappresenta due tralci di vite intrecciati, quasi in un amplesso, a rappresentare una delle posizioni del Kamasutra; da qui il singolare nome del vino, ironico e originale, che gioca col cognome della famiglia: Kamm + Kamasutra = Kammasutra.
Per l’abbinamento lo proporrei con un piatto orientale come la tempura o i gamberi al curry, così giusto per restare sul non convenzionale.