Congresso Nazionale AIS Incontro con Josko Gravner Roma, 1 Ottobre 2012

Congresso Nazionale AIS Incontro con Josko Gravner Roma, 1 Ottobre 2012

da | 1 Ago, 2014

“Il vino lo devo fare per me!” Inizia così l’incontro con quell’autentico gigante della vitivinicoltura italiana che risponde al nome di Josko Gravner. Efficacemente stimolato dai relatori Daniele Maestri e Franco Siciliano, Josko ha dispensato tante perle di saggezza che ben descrivono la sua figura di contadino che riesce a conciliare al meglio rigore e semplicità, rispetto della terra e qualità del prodotto. “Non mi interessa venire incontro al gusto delle masse. Inizialmente, in contrapposizione a mio padre, facevo vini convenzionali, in acciaio inox, anche perché negli anni ’70 il legno, in Friuli, era diventato tabù. Quando mi sono accorto di essere in errore, purtroppo mio padre era già morto e allora ho deciso di fare il vino cercando di capire la storia. Nell’87 ho fatto un viaggio in California e ho capito cosa non si deve fare, cioè creare bevande facili per rubare clienti alla Coca-Cola. E allora, siccome per trovare l’acqua pura non bisogna andare alla foce ma alla fonte, decisi di cercare i luoghi dove il vino è nato, cioè Anatolia, Mesopotamia e Caucaso. E lì si usavano le anfore, un recipiente che consente di non perdere il contatto con la terra”. Parla spedito Josko, con suoi modi educati e decisi, mostrandosi come un uomo scolpito nella roccia del suo Collio. Solo un piccolo attimo di cedimento, quando ha nominato il figlio Miha, volato via in un incidente nel 2009, un dolore sempre vivo e sempre presente, perché così deve essere. Il calore dell’uditorio partecipe fa superare l’empasse, si può andare avanti. “La prima anfora arrivò nel ’96 e venne utilizzata per la vendemmia del ’97. Così iniziai a vinificare nelle anfore, rendendomi conto di come, al loro interno, la fermentazione fosse commovente e spontanea. La fermentazione, senza utilizzo di lieviti selezionati e senza controllo di temperatura, dura 5-6 mesi, a volte 7 e la torchiatura viene effettuata tenendo anche conto delle fasi lunari”. Davvero non ci stancherebbe mai di ascoltare le parole di Josko, il loro magico intreccio di vita e vite. “Il vino prosegue l’affinamento per 6 anni in botte grande e viene messo in commercio 7 anni dopo la vendemmia. 7 anni è un numero magico perché in questo arco di tempo avviene la sostituzione di tutte le cellule del corpo umano”. Nel frattempo i bravissimi sommelier del gruppo di servizio hanno terminato di versare nei nostri bicchieri i Breg 1998 e 2005 e le Ribolla 2000, 2001, 2002, 2003, 2004 e 2005. Davanti ai nostri occhi si sviluppa una sinfonia cromatica che va dall’oro antico al ramato fino all’ambra. A prima vista sembrerebbe una degustazione di Marsala. Passando all’esame olfattivo è tutto un susseguirsi di ricordi autunnali (giustamente, Daniele Maestri, a proposito del Breg 2005 ha parlato di “Sinfonia d’autunno”), terracotta, foglie macerate, buccia di castagna, ruggine, sorbe, giuggiole, miele. Non manca l’essenza minerale e il tocco iodato. Nel caso della Ribolla 2000, è venuto spontaneo un paragone con alcuni grandi Trebbiano d’Abruzzo, come quello di Valentini e con le birre a fermentazione naturale come le Gueuze. Al palato emergono la forte acidità e la decisa sapidità, portata dai venti dell’Adriatico e dalla mineralità del suolo. E si fa delicatamente notare anche un leggero tannino. Analizzando i diversi campioni sono emerse alcune variazioni sul tema, alcune annate nelle quali si è avvertita la presenza della botrite, ma nel complesso il dato che emerge con maggiore nitidezza è che ci si trova di fronte a una serie di vini che più personali non si può, capaci di rispecchiare al meglio un grande uomo di vigna come Josko. Un uomo che Daniele Maestri, acutamente, ha paragonato a Michelangelo (quando diceva “La scultura è già nel blocco di marmo, io devo solo farla venire fuori”) e a John Cage (la musica è fatta di note e silenzi), arrivando alla conclusione che, con i suoi vini, Josko è riuscito a quintessenziare il territorio del Collio.