Sassari, 17.05.2013 Alla faccia della scaramanzia, alle 17 del 17 maggio 2013 ha avuto inizio l’incontro con l’enologo Sebastiano Polinas organizzato dalla Delegazione AIS di Sassari, il primo appuntamento di una serie (si spera lunga) di “Incontri con i protagonisti”. Sebastiano Polinas è nato a Bonnanaro, piccolo centro famoso soprattutto per la produzione di ciliegie. Acquisisce presto la passione per la vigna grazie al padre Gavino, si laurea in viticoltura ed enologia a Torino (dove incontra maestri importanti come Rissone e Lanati) e matura interessanti esperienze in alcune regioni italiane, per stabilirsi poi in Sicilia, dove ha collaborato con diverse aziende e dove, insieme alla moglie, ha creato la Cantina Di Legami, precisamente a Castellammare del Golfo. La viticoltura in Sicilia (da sempre ai vertici quantitativi con i suoi 7 milioni di ettolitri) è stata a lungo caratterizzata dalla produzione di vini da tavola e mosti, ma, negli ultimi tempi, grazie all’azione combinata di una più puntuale cura delle vigne e dell’affinamento delle tecniche di vinificazione, si sono ottenuti importanti risultati qualitativi, lasciando prospettare ulteriori margini di miglioramento. Le aree vitivinicole più importanti dell’isola sono tre: ad ovest, la zona del trapanese, famosa soprattutto per i vini Marsala; ad est, l’Etna, che anno dopo anno raccoglie sempre maggiori consensi con i suoi vini “nordico-meridionali”; a sud, il ragusano, areale nel quale si trova l’unica DOCG isolana, il Cerasuolo di Vittoria, vino rosso a base Nero d’Avola e Frappato. Tra i vitigni coltivati in Sicilia, l’esperienza di Polinas si è concentrata soprattutto su Inzolia, Grillo e Chardonnay per quelli a bacca bianca e Perricone, Nero d’Avola e Cabernet Sauvignon per quelli a bacca rossa. L’Inzolia è usato soprattutto per vini freschi d’annata e come base per spumanti, mentre il Grillo è grandioso nella vinificazione in purezza e richiede estrema attenzione a causa della maturazione rapidissima, da monitorare costantemente. Con lo Chardonnay, uno dei più grandi vitigni del mondo, si può fare praticamente di tutto, anche se bisogna prestare particolare attenzione al fatto che, in territorio siciliano, tende a perdere acidità. Il Nero d’Avola (o Calabrese) è sicuramente uno dei più grandi vitigni in assoluto, ricco di acidità e profumi, predisposto alla longevità, per rendere al meglio ha bisogno di forti escursioni termiche e non richiede macerazioni molto lunghe. Il Perricone, storico vitigno isolano un po’ penalizzato dalla diffusione degli internazionali, si caratterizza per il grande valore polifenolico e la buona potenzialità di invecchiamento. Il Cabernet Sauvignon, grande e versatile vitigno, nella realtà siciliana necessita di macerazioni a temperature molto alte per dar vita a vini morbidi e privi degli eccessi erbacei del varietale e presenta qualche difficoltà nella predisposizione al lungo invecchiamento. Dopo questa interessante introduzione, sotto l’attenta regia dell’efficiente Gruppo di servizio, si è poi passati alle degustazioni. I primi tre vini bianchi, tutti annata 2012, hanno mostrato in generale una sorprendente componente minerale (non del tutto usuale a quelle latitudini), a dimostrazione della profonda conoscenza delle potenzialità di vitigni e dell’estrema cura nella vinificazione. Incantevole il netto sentore di zagara dell’Inzolia “Di Legami”, così come di grande piacevolezza l’impatto olfattivo del “cugino” Grillo-Chardonnay (a nostro parere il migliore della serata), in cui delicati soffi iodati si intrecciano ad un bel crescendo di fiori bianchi. Più rotondo e strutturato il Tarucco Colonna (Chardonnay-Grillo),che si è fatto notare anche per equilibrio e persistenza. Altri elementi comuni a tutti e tre i vini bianchi, l’assoluta eleganza e la perfetta pulizia gusto-olfattiva. I rossi hanno nel complesso dimostrato una evidente gioventù, con la componente tannica “in divenire”, soprattutto per ciò che concerne il Perricone “Di Legami” e il Don Fabrizio (Nero d’Avola-Cabernet Sauvignon) “Le Terre del Gattopardo”. Il Perricone ha messo in mostra l’esuberanza polifenolica tipica del varietale, mentre il Don Fabrizio è quello che è maggiormente “cresciuto” nel corso della degustazione, lasciando intravedere un ottimo potenziale evolutivo, mostrando struttura imponente e un piacevole finale “cioccolatoso”. Più pronto, invece, il Tarucco Nero d’Avola in purezza che ha anche evidenziato un riuscito equilibrio tra le diverse componenti e un gradevole finale speziato Al termine delle degustazioni, la Delegazione AIS di Sassari ha offerto ai partecipanti un mini buffet con quattro diversi tipi di pane (focaccia e pasta dura cotte nel forno a legna, pane nero di segale e pane Civraxiu con farina integrale) tre interessanti formaggi (una Fresa vaccina di Ittiri, un Pecorino Romano di Berchiddeddu e un Pecorino stagionato di Sarule) e una salsiccia di Oliena. Dopodiché, di corsa al Pala Serradimigni (o davanti alla TV) a tifare Dinamo. In conclusione, un ringraziamento a tutto lo staff del White&Green, struttura che stasera ha ospitato l’ultimo evento organizzato in collaborazione con la Delegazione AIS Sassari, dopo esserne stata, per anni, la vera e propria “Casa”. Sommelier Giorgio Demuru Delegazione AIS Sassari
SASSARI Incontro con l’Enologo Sebastiano Polinas
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