Tonara, primo weekend di Ottobre, ritorna la rassegna Cortes Apertas. Un po’ riluttante, avevo promesso al sindaco, Pier Paolo Sau di aprire per l’occasione, la mia casa, casa Soriga, una delle più antiche del quartiere di Arasulè.
“Inoghe sa tristura morit e torrat s’animu serenu”.
Tonara, primo weekend di Ottobre, ritorna la rassegna Cortes Apertas. Un po’ riluttante, avevo promesso al sindaco, Pier Paolo Sau di aprire per l’occasione, la mia casa, casa Soriga, una delle più antiche del quartiere di Arasulè, la casa dei nonni, casa dei ricordi, dell’infanzia, dei giochi, degli antichi odori, del profumo di frutta secca tostata che s’insinuava nelle strade, dove le donne, accovacciate in terra, la preparavano e la mondavano per i torroni.
Questi erano naturalmente fatti a mano, nei grandi paioli da dove usciva il suono cadenzato da ”sa moriga”, ritmo scandito dalle ragazze che lavoravano a coppie. Le macchine, impersonali e silenziose, sarebbero venute dopo. Da settimane prima, il quartiere di Arasulè è tutto in movimento. Anch’io mi do da fare; decido di aprire il piano terra della casa con il cortile dove il pergolato più che centenario, carico d’uva e di foglie, sembra voglia dare un contributo personale alla riuscita della manifestazione. D’accordo con il sindaco e con il determinante supporto dell’agenzia Laore di Sorgono organizziamo lo spazio per offrire e degustare i vini del Mandrolisai. Le cantine sono, al momento impegnate nella vendemmia, fissiamo un appuntamento a Sorgono, invitandole tutte.
Vengono, ben disponibili. Bastiana Pala e Rosalba Cappeddu dell’agenzia Laore s’incaricano di recuperare i vini e di portarli a casa mia. Carradeddu a fianco al portone di casa nell’ incantevole “strada dei fiori”, prima de s’istrintorgiu, strada strettissima, si dice, la più stretta d’Europa. Manifesti Laore fuori, per indicare l’assaggio e la degustazione dei vini, dentro, esplicativi del territorio e dei prodotti, uno con i nomi delle cantine presenti, tutti, con immagini del paesaggio, bellissime. Bottiglie esposte, cestini, bicchieri. Bastiana, Rosanna ed io nei nostri costumi, pronte alle postazioni a servire, spiegare o come si direbbe a Tonara a “intrare in sonos” con un’espressione tipica che usano i maestri sonaggiargios riferendolo al suono dei campanacci che il pastore riconosce tra i tanti, come appartenente al suo gregge.
Dunque, guidare gli ospiti a ”intrare in sonos” nei vini del Mandrolisai per cogliere l’armonia antica, l’anima forte e suadente di questo vino, binu nieddu, sinonimo da sempre per noi sardi, del cuore profondo dell’isola. Otto le cantine che hanno risposto all’invito, con una selezione dei loro prodotti, dalle DOC agli IGT, rossi in prevalenza ma anche rosati e qualche bianco. Le zone tutte rappresentate. SORGONO: CANTINA SOCIALE MANDROLISAI; CANTINA SU BINARIU; CANTINA MARIO BARRACCIU. ATZARA: CANTINA FRADILES; CANTINA NURAGHE’ E SOLE; ORTUERI: CANTINA SU CRECCU; SOCIETA’ IS BINGIATERIS. MEANA SARDO: AZIENDA FULGHESU LE VIGNE.

Il Mandrolisai insieme alla Barbagia di Belvì, che ne costituisce la parte prettamente montana, rappresentava nel XIV secolo la curatoria più piccola del Giudicato di Arborea. Questa sub regione, al centro della Sardegna è oggi annoverata nel catalogo nazionale dei 123 paesaggi storici d’Italia. Paesaggio ondulato d’alta collina (500-700 metri s.l.m.), coltivato da tempi remoti. Il vigneto, si alterna senza contrasto alcuno con boschi, pascoli, alberi da frutto, coltivazioni varie spesso temporanee ed aree naturali. Le vigne più antiche sono ad alberello, immediatamente identificabili nelle sculture eleganti e contorte dei ceppi centenari, le più recenti con impianti a controspalliera (per lo più, cordone speronato bilaterale). La percezione visiva è quella di un mosaico in cui la complessità tra l’intervento umano e le zone naturali identifica un paesaggio promiscuo di forte impatto emotivo. Come osserva, Gianni Nieddu nel suo studio “modelli viticoli e gestione del vigneto in Sardegna” in riferimento al graduale spopolamento e abbandono delle aree rurali in Europa: “… al contrario, qui ci s’imbatte in un paesaggio consolidato da secoli sul territorio, dove i vigneti, per lo più ancora frammentati rappresentano circa il 15% della copertura del suolo e sono ben integrati in un contesto ambientale a forte connotazione naturale”.
I vitigni tradizionali sono: Bovale sardo o Muristellu, Cannonau e Monica. Le tre varietà si trovano in ordine sparso nei vigneti di più antica fattura mentre nei nuovi sono disposte in filari separati. Tra i vitigni minori presenti, il Nieddu Mannu, il Cagnulari, il Pascale, il Girò, i Moscati, la Vernaccia ma anche il Nasco ed il Nuragus. La dinamica della maturazione dei tre vitigni principali è estremamente differente (dati forniti dall’ agenzia Laore progetto SQFVS). In riferimento al grado zuccherino, il Cannonau ed in misura minore il Bovale, mostrano tenori in solidi solubili totali soddisfacenti già alla terza decade di settembre mentre per quanto riguarda la Monica il tenore zuccherino è più tardivo, visibile nella prima decade di ottobre. Differenti anche i livelli acidici: il Bovale ed il Cannonau presentano acidità titolabile superiore ai 7 grammi per litro mentre la Monica non raggiunge i 6 grammi per litro. Inoltre le epoche di maturazione del Cannonau, non fanno rilevare significative differenze tra queste zone e quelle, ad esempio, dell’alta Gallura. Il vitigno Monica invece matura molto più tardivamente nelle aree del Mandrolisai che nel Campidano. Per i vini Mandrolisai, il disciplinare prevede la seguente proporzione: Bovale sardo non meno del 35%, Cannonau dal 20 al 35%, Monica dal 20 al 35%. Possono concorrere alla produzione di detti vini anche le uve di altri vitigni “raccomandati” presenti nei vigneti fino ad un massimo del 10%.
Ma torniamo alla nostra degustazione. I gruppi arrivano a tratti, spesso in folla, in certi momenti casa e cortile sono straboccanti di gente, qualcuno è distratto, molti incuriositi, tantissimi attenti e sorpresi dalle spiegazioni, dalle immagini stupende dei manifesti e dallo scoprire, non solo turisti ma anche sardi le caratteristiche di una realtà spesso orecchiata “Mandrolisai” ma non effettivamente conosciuta. Le due giornate sono incredibilmente assolate e luminose. I vini nei bicchieri si presentano con tonalità che vanno dal rosso rubino al porpora, spesso con nuances violacee. Tutti vivaci, qualcuno più trasparente qualche altro più impenetrabile. Alcuni di fattura più tradizionale presentano la decisa predominanza del Muristellu, identificabile chiaramente al palato altri invece, prodotti con i tre vitigni, usati però in proporzioni differenti, danno sensazioni diverse. A volte è immediata la percezione del cannonau all’olfatto e al gusto, altre ancora prevale la morbidezza della Monica. In alcuni casi inoltre, non si tratta tanto di uvaggi ma di vinaggi, assemblaggi di vini fatti dopo le singole fermentazioni. Interessanti e particolari alcuni prodotti ottenuti esclusivamente da monovitigno (Bovale, Cagnulari, Nuragus).
Per quanto riguarda i profumi, i vini in generale non presentano un ampio spettro olfattivo ma pur nella loro semplicità, le note odorose sono ben riconoscibili con una deciso incidere di un fruttato di prugne e di piccoli frutti rossi, in particolare di more e ribes. Spesso la maturazione in legno, completa il tutto, con delicati toni speziati che fanno da sottofondo. La componente calorica è importante, nessuno è al di sotto dei 13°. Tannini rotondi e morbidi in tutti i vini degustati, piacevolezza al palato nel finale.
Volutamente mi sono limitata ad una visione d’insieme senza riportare le singole descrizioni fatte per i tanti vini presenti perché sarebbe stato troppo lungo e forse anche freddo e impersonale, non adatto a descrivere il clima festante della manifestazione che ha avuto il suo momento di massima suggestione quando, sotto il pergolato, il coro maschile di Tonara “Peppinu Mereu” ha intonato un bellissimo canto tradizionale.
Certo, bere un vino nel suo contesto storico e naturale lo arricchisce e comunica a chi lo assapora un impatto emozionale prima ancora che gustativo. Non a caso, queste terre di mezzo che compongono il Mandrolisai hanno anche un parlare che ne esprime tutta la loro ricchezza e complessità “sas limbas de mesania” in cui entrano, a diverso titolo tutte le varianti del sardo, in uno stratificarsi e fondersi dei nostri molti linguaggi che si sono formati in un tempo che non è solo della storia. Ed è per questo forse, che in un sorso di Mandrolisai, cerchiamo soprattutto, il retrogusto antico della nostra memoria.
Vini degustati
- Cantina Sociale Mandrolisai: Mandrolisai DOC; Mandrolisai Superiore DOC; Isola dei nuraghi IGT “Granito” Rosato.
- Cantina Su Binariu: Mandrolisai DOC “Tres Buccas”; Isola dei nuraghi IGT “Su Binariu”; Isola dei nuraghi IGT “Spasulè”.
- Cantina Mario Barracciu: Isola dei nuraghi IGT “Calamaera”.
- Cantina Fradiles: Isola dei nuraghi IGT “Bagadiu”; Mandrolisai Superiore DOC “Antiogu”.
- Cantina Nuraghe ‘e sole: Isola dei nuraghi IGT “Nuraghe ‘e sole”.
- Società Is Bingiateris: Mandrolisai DOC “Lollòre”; Isola dei nuraghi IGT “Thalei”.
- Cantina Su Creccu: Mandrolisai DOC “Fedeila”; Mandrolisai Superiore DOC “Fedeila”.
- Cantina Fulghesu Le vigne: Mandrolisai DOC “Kantharu”; Isola dei nuraghi IGT “Sentidu”.