“Val polis cellae” valle delle molte cantine, questo l’antico nome della Valpolicella. La sera del 18 febbraio 2015, Eddy Furlan ci ha condotto e guidato in questa splendida terra alla scoperta di un grande vino: l’Amarone.
Appuntamento alle 19,30 al ristorante Runway ad Olbia. La sala è gremita. Noi della delegazione Gallura emozionati e un po’ tesi. Poi lo schermo si anima e inizia il racconto.
“Val polis cellae” valle delle molte cantine, questo l’antico nome della Valpolicella. La sera del 18 febbraio 2015, Eddy Furlan ci ha condotto e guidato in questa splendida terra alla scoperta di un grande vino: l’Amarone.
Appuntamento alle 19,30 al ristorante Runway ad Olbia. La sala è gremita. Noi della delegazione Gallura emozionati e un po’ tesi. Poi lo schermo si anima e inizia il racconto. Un vino, la sua terra, la tradizione e la storia di un popolo, paesaggi, vigneti, cantine. Eddy ci trascina e ci coinvolge: entriamo con lui nella Valpolicella. Profonde vallate intercalate da dossi, un lembo del Veneto occidentale incastonato tra Verona e il Garda, delimitato a nord dai Lessini e ad ovest dal monte Baldo. Diciannove i comuni che ne fanno parte. Cinque quelli della Valpolicella classica: Sant’Ambrogio, San Pietro in Cariano, Marano, Fumane e Negrara. Valpantena, la sottozona geogafica. 6.863 ettari vitati, 395 fruttai.
La conformazione geologica del territorio è molto variegata e ci riporta ad un tempo fuori dalla storia, databile 100 milioni di anni fa, quando su quella terra sommersa si stratificò una sedimentazione di fossili marini seguita, dopo altri 60 milioni di anni, da eruzioni vulcaniche e poi, in intervalli di ere altrettanto infinite, dall’emersione delle terre e da successive fasi di glaciazioni a cui si deve, tra l’altro, la conca del lago di Garda. Questa storia geologica ha lasciato in eredità alla Valpolicella la diversità dei suoi molti paesaggi, contraddistinti da terreni alluvionali, calcarei eocenici, marne del cretaceo, basalti e rossi argillosi, particolarmente favorevoli questi ultimi sia per la resistenza delle viti alla siccità che per la longevità dei vini. Ogni vallata ha i suoi microclimi. Ogni zona regala al proprio vino profumi ben identificabili: viola, rosa, giaggiolo nel territorio di Fumane, nel cuore della Valpolicella, giaggiolo a Sant’Ambrogio, rosa nella valle di Lasi e cosi via. Il clima è addolcito dal Garda e da un’incessante ventilazione. La grandine è il vero nemico. Si forma dallo scontro tra le aree calde dell’ovest con quelle fredde della Valdadige.
Eddy ci guida dentro vigneti e fruttai che paiono dipinti. Scorrono le immagini con le puntuali spiegazioni dei grandi autoctoni di quest’area del Veneto. Corvina, Molinara, Rondinella, Corvinone, Oseleta. Il relatore si sofferma in particolare sulla Corvina, protagonista indiscussa della nostra degustazione e pilastro portante non solo dell’Amarone e del Ripasso, ma di tutti i vini della Valpolicella. Il suo grappolo, dagli acini medio grandi, è quello che dà struttura al vino. Resiste agli attacchi botritici. Si espande in tutta la sua vitalità nella pergola veronese che, come spiega il relatore, è particolarmente adatta a questo vitigno. La pergola dà spazio alla vite in modo che questa possa lavorare e incamerare zuccheri. Consente inoltre una buona defoliazione e favorisce la ventilazione, contrastando la formazione delle muffe. Molte aziende oggi affiancano al sistema tradizionale di questo tipo di allevamento, quello più moderno a guyot.
“Rustico Antico” viene definita la Rondinella. E’ un vitigno che sopporta un buon carico d’uva, soffre meno di altri della scarsità di luce e dà un prodotto adatto all’appassimento; si comporta stabilmente in fruttaio ma ha bisogno di attenzioni, perché appassisce più velocemente del Corvinone. E poi c’è l’Oseleta, vitigno dal nome dolce e poetico che si stava perdendo ed è stato recuperato in questi ultimi decenni. Vengono spiegati in maniera chiara e lineare i disciplinari, le procedure di raccolta, la fasi di vinificazione e maturazione del Recioto, del Ripasso e dell’Amarone. Le cifre sono importanti: cinquecentomila ettolitri di vino, 54 milioni di bottiglie. 15,6 milioni di Ripasso, 13 milioni di Amarone, quattrocentomila di Recioto.
La vendemmia avviene tra fine settembre e i primi di ottobre. Il momento è estremamente delicato. Non si può sbagliare nel misurare il giusto equilibrio tra zuccheri ed acidi. Bisogna evitare la sovramaturazione. Importantissima è inoltre la cernita delle uve con la scelta di quelle da inviare ai fruttai dove il processo di appassimento non dovrà essere né troppo veloce né troppo lento. L’acidità deve diminuire in maniera naturale ed è necessario tenere costantemente sotto controllo la concentrazione dei polifenoli e l’aumento della glicerina. I moderni fruttai hanno la capienza di quattrocentomila quintali di uve a riposo, a temperatura perennemente controllata.
“IL VIN L’E’ SCAPPA’!”. Con questa esclamazione entriamo nella vera e propria storia dell’Amarone. Questo grande vino nasce forse da una dimenticanza, da un errore, un felice errore, come spesso capita. Un Recioto nel quale, per caso, si concluse la fermentazione di tutti gli zuccheri. Si appassiva per ottenere un vino dolce e invece venne fuori un prodotto completamente diverso che, assaggiato: “l’è proprio amaro, anzi amarone!”. Eddy, nel raccontare il fatto così come tramandato, si emoziona, ci fa rivivere quel momento di sconcerto e delusione in chi si trovò tra le mani un vino che era altro da quello che ci si aspettava. Ma poi passa il tempo, si prova, si riprova, si fanno gli aggiustamenti e, a poco a poco, se ne capisce il vero potenziale. Gradatamente si riesce a pilotarne la fermentazione. Fino al '68 il nome rimase: “Recioto di amarone della Valpolicella”. Son passati molti decenni da quel “vin che l’è scappa!”. Da scontroso ed incerto attor giovane degli anni 50, l’Amarone è oggi un’etoile indiscussa nel pure affollato palcoscenico dei grandi vini del mondo.
Arriviamo così al momento centrale dell’incontro: l’approfondita e dettagliata degustazione dei vini in programma. A fine serata buffet di prodotti sardi, vini offerti dall’Azienda Tani di Monti e un delizioso risotto all’Amarone condito con un Monte Veronese preparato dallo chef Tommaso Perna.

La serata è stata anche l'occasione per la consegna al sommelier Ninetto Cossu dell'attestato di fedeltà per i venti anni di appartenenza all'AIS. Qui di seguito la descrizione degli Amaroni della serata. Per ovvi motivi, mi perdonerà il relatore, è stata necessaria una sintesi in cui si è cercato di evidenziare gli aspetti più significativi di ogni campione.
Tommasi: Amarone classico della Valpolicella annata 2011 ( territorio sant’Ambrogio)
Azienda fondata nel 1902 con circa 100 ettari vitati nella Valpolicella classica. Tipici i terrazzamenti con muretti a secco definiti localmente “marogne”. Corvina 50%, Rondinella 30%, Corvinone 15%, Oseleta 5%. Affinamento:36 mesi in botti di rovere/12 mesi in bottiglia Intenso, penetrante, consistente. I profumi di confetture di frutta rossa con lievi sentori di viola appassita si legano a sfumature di erbe aromatiche e spezie dolci su toni di cannella e liquirizia. Sorso pieno e deciso di calore. Tannicità un po’ brusca e sapidità importante. Un certo nervosismo è segnale di un non ancora perfetto equilibrio. Ha bisogno di un ulteriore tempo di evoluzione per esprimere tutto il suo grande potenziale.
Tenute Sant’Antonio: Amarone della Valpolicella Campo dei gigli 2010 (località monte Garbi) Azienda dei fratelli Castagnedi, nata nel 1989. 80 ettari. Particolarità del terreno: bianco, calcareo con affioramenti di limo sabbioso Corvina 70%, Rondinella 20%, Croatina 5%, Oseleta 5%. Affinamento 36 mesi botti di rovere/12 mesi in bottiglia Di grande complessità olfattiva: prugne, mirtilli, ciliegie, un leggero appassimento floreale, tostatura di nocciole, caffè con estensione verso il tabacco da pipa man mano che il vino si apre. Si presenta al gusto con una freschezza vivace che esalta sensazioni di aromaticità e sapidità decisa. Lungo il finale, contraddistinto da un tannino rotondo e levigato che piacevolmente permane in bocca.
Allegrini: Amarone classico della Valpolicella 2010 (località Fumane)
Azienda storica fondata nel 1864. Corvina 90%, Oseleta 5%, Rondinella 5%. Affinamento con apporto di barrique 18 mesi/massa 7 mesi/14 mesi in bottiglia. Spessore voluminoso che apre ad una consistenza decisa. Ampia la complessità olfattiva. Frutti macerati, confetture di amarena e ciliegia con accenni di rosa sbocciata. Seguono sentori di prugna appassita, liquirizia, una leggera affumicatura e sfumature di cuoio. Attacco deciso in bocca. Sinergia tra alcol e tannicità. Sapidità ben definita che, fa notare il relatore, probabilmente è una conseguenza dei terreni sommersi dalle acque per milioni di anni.
Masi Amarone classico della Valpolicella Costasera Riserva 2009
Proprietà fam. Boscaini. Il nome dell’azienda deriva da quello antico di “vaio dei masi” mentre quello del vigneto “Costasera” sta ad indicare la costa rivolta al tramonto; sono le vigne che guardano al lago di Garda. Corvina 70%, Rondinella 15%,Molinara 5%, Oseleta 10%. Affinamento 40 mesi in tonneau di Slavonia e Allier/4 mesi in bottiglia. La massa colorante è fitta con riflessi rubini e granati. Decisa la consistenza. Molto pulito nei profumi. Frutta nera ben riconoscibile al primo impatto e poi ciliegia, marasche e fichi. Affiorano note balsamiche delicate e resine dolci. Un’elegante speziatura permane in bocca in un lungo intenso finale.
Zenato: Amarone classico della Valpolicella Riserva2007
Azienda nata nel 1960 (territorio Sant’Ambrogio esposizione sud-est, terreno cretaceo-calcareo) Corvina 80%, Rondinella 10%, Oseleta 10%. Affinamento 48 mesi in rovere/12 mesi in bottiglia Un rubino intenso dai bagliori granati. Profumo che ricorda il nocino, le spezie dolci, caffè in chicchi e cacao in polvere. Note minerali di sabbia e roccia, sfumature iodate. Al gusto forza alcolica e tannini carezzevoli. Grande equilibrio. Lunga la persistenza nelle sensazioni speziate con chiusura finale di delicata mineralità salmastra.
Le Guaite di Giulietta Amarone della Valpolicella 2006
Proprietà Giulietta dal Bosco. Azienda giovane fondata nel 2002 Territorio Mezzane di sopra. Versante est delle colline della Valpolicella Corvina 35%, Corvinone 35%, Rondinella 20% ed altre 10% Affinamento in rovere/12 mesi in bottiglia Granato con riflessi decisi. Denso e carnoso nel bicchiere. Ampio e complesso il ventaglio di sensazioni odorose: confettura di amarena, susina ben matura, sentori di sciroppo, sottobosco e funghi. Ricorda i profumi dell’autunno ed ancora china, rabarbaro ed erbe aromatiche con apertura al cuoio ed alla grafite in un allungo deciso di mineralità, quasi di carbonella. Morbidezze e durezze in giusta sintonia. Secco ma non troppo. Il calore è avvolgente e lega gli eleganti tannini con una sapidità percettibile. Otto anni ben portati. Finale molto lungo di completa qualità gustativa.