Vite Ambulante. Nuove cattedre di Enologia e viticultura

Vite Ambulante. Nuove cattedre di Enologia e viticultura

da | 8 Dic, 2015

Leggere il libro curato da Giovanni Gregoletto è un po’ come entrare in un museo i cui reperti sono numerosissimi e messi in un ordine apparentemente sparso. All’inizio non se ne intuisce il criterio di esposizione, si fa fatica a capirne la trama, eppure – quasi vittima di un sortilegio – ne rimani attratto. Poi, quasi all’improvviso, quegli oggetti prendono a parlarti, si raccontano, TI raccontano, ciascuno la loro storia.

Leggere il libro curato da Giovanni Gregoletto è un po’ come entrare in un museo i cui reperti sono numerosissimi e messi in un ordine apparentemente sparso. All’inizio non se ne intuisce il criterio di esposizione, si fa fatica a capirne la trama, eppure – quasi vittima di un sortilegio – ne rimani attratto. Poi, quasi all’improvviso, quegli oggetti prendono a parlarti, si raccontano, TI raccontano, ciascuno la loro storia.

Sono storie di cielo, di terra, di mondi lontani o di contrade vicine, ma tutte legate al mondo del vino, e in ciascuno di quei racconti c’è una passione, un’idea, talvolta quasi un’ossessione, che ti fa venire voglia di prendere in mano un bicchiere di vino e sentirne i profumi, i sapori, il sussurrare del vento, il battere della pioggia, l’odore avvolgente della terra bagnata dalle prime piogge autunnali. Pagina dopo pagina si impara a capire che dietro tutto c’è la fatica, il lavoro incessante, le paure ma anche le emozioni che ripagano ogni sforzo fatto; così, di racconto in racconto, Gregoletto ci porta DENTRO il vino. Tesse intorno a noi una ragnatela fittissima di curiosità, di aspettative, attraverso pagine dense di cultura scientifica e altre leggere e soavi quasi come racconti fiabeschi che ci imprigionano dentro quel meraviglioso mondo che è l’enologia.

Giovanni Gregoletto è nato a Conegliano nel 1963 e vive a Premaor di Miane in provincia di Treviso. Ha fondato le Nuove cattedre Ambulanti di Enologia e Viticultura, con annessa Wunderkammer del vino presso il SUV (Spazio dell’Uva e del Vino) in località Pedeguarda di Follina, sempre in provincia di Treviso.

Pagine di Attilio Scienza sulla genetica della vite, racconti autobiografici di personaggi sconosciuti, un canto biblico che ci fa conoscere il più antico vitigno coltivato dall’uomo, il Soreq; una pagina dell’autobiografia di Lorenzo da Ponte, la testimonianza di Giacomo Bologna e del suo Bricco dell’Uccellone, il ritratto di Monsignor Scotton e l’invenzione del cannone antigrandine. C’è questo e tantissimo altro nelle pagine di un libro che va letto a tappe, a salti, con pause che di tanto in tanto ti costringono a rileggere qualcosa che ti è rimasta dentro.

Agli appassionati di enologia questo libro regala pagine dedicate a personaggi e vitigni che hanno fatto la storia – antica e moderna – della viticoltura e dell’enologia: da Antonio Carpené a Italo Cosmo, dal Marsala alla Vernaccia, passando per il Marzemino e la Barbera di Giacomo Bologna, Josko Gravner e la Ribolla in Anfora, Domizio Cavazza e la nascita del Barbaresco; ma anche pagine che svelano storie sconosciute, come quella di Consiglio Longo, costretto ad emigrare dalla Puglia in Lombardia in cerca di lavoro e di una vita dignitosa, che ha lasciato in eredità ai figli un grande amore per il vino e un’enoteca oggi affermatissima.

Interessantissimo l’omaggio a Rainer Zierock, (il “filosofo agrario” così amava definirsi): un duplice omaggio nel ricordo di Attilio Scienza e di Elisabetta Foradori; il primo ne esalta la figura di uomo di scienza, mentre le parole della Foradori (che di Zierock è stata moglie e con lui ha avuto tre figli) tracciano invece il volto più squisitamente umano di chi le ha insegnato a “vedere la natura con uno sguardo diverso e ad imparare ad ascoltarla” facendole capire che “la pianta non è solo materia, ha un corpo spirituale ed energetico che ne è parte integrante.”

Si imparano molte cose leggendo tra le pagine scelte da Gregoletto, come per esempio l’affascinante avventura di Pierre Viala. Era un giovane professore di viticoltura all’ANA di Montepellier (aveva solo 28 anni) quando il Ministero dell’Agricoltura francese lo incaricò di effettuare una missione scientifica negli Stati Uniti, alla ricerca di varietà di vite resistenti alla fillossera, capaci di vegetare in suoli calcarei e marnosi. Erano gli anni del disastro fillosserico e il vigneto francese (e mondiale) era in ginocchio; la soluzione dell’innesto su piede americano era già stata trovata ma restava da risolvere il grave problema della clorosi ferrica, dovuta alla difficoltà dei portinnesti americani di adattarsi ai suoli calcarei della Francia. L’esperienza scientifica e soprattutto quella umana del giovane ricercatore francese è raccontata da Attilio Scienza che ha letto per noi il libro di Viala Une mission viticole en Amerique. Un racconto scientifico e al tempo stesso appassionato del rinvenimento, nel Texas, della più grande collezione di vitis Berlandieri che servirà per la creazione degli ibridi con la Rupestris dai quali nasceranno alcuni portinnesti determinanti per la sconfitta della fillossera e la rinascita della viticoltura europea e mondiale.

C’è spazio anche per Mozart, il Mozart del Don Giovanni e dei celeberrimi versi dedicati al Marzemino. Ma la citazione non è così banale e scontata, anzi, quando ci si arriva si fa fatica a capirne il nesso, perché ci imbattiamo all’improvviso nella storia incredibile di un tabarro rubato e poi rocambolescamente ritrovato. Che c’entra tutto questo con il vino? Sono pagine tratte dall’autobiografia di Lorenzo da Ponte, il librettista di Mozart, del Don Giovanni e dei versi dedicati al Marzemino. Quasi avevamo perso il filo, ma a quel punto il libro ci ha già rapiti e non siamo più in grado di abbandonarne le storie.

IL VINO E’ UNA TRAPPOLA
Mille e mille fili invisibili e sottili ti legano
in una rete che non sai di avere
già intorno. Il contorno sinuoso
della bottiglia si è impresso nel palmo
della tua mano. Sfumano nella luce
della sera i riflessi dell’uva che cade
in tramoggia rinnovando l’emozione
ad ogni vendemmia.
…Non sarà una trappola il vino?

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