I fumi dell’attività effusiva dell’ultima eruzione dell’Etna non si sono ancora completamente dissipati quando mi accingo a raccontare un libro che parla proprio di viticultura e produzione di vino sulle pendici del maestoso vulcano siciliano.
I fumi dell’attività effusiva dell’ultima eruzione dell’Etna non si sono ancora completamente dissipati quando mi accingo a raccontare un libro che parla proprio di viticultura e produzione di vino sulle pendici del maestoso vulcano siciliano.
Per chi non ha mai potuto degustare i vini dell’Etna, o peggio non ne ha mai sentito parlare, la mia scelta sembrerà piuttosto inconsueta, ma se per caso aveste incontrato i “figli” di questo splendido terroir, son sicuro che non sarebbe difficile capirne le ragioni. Diciamo che durante una degustazione il particolare carattere di questi vini ha stuzzicato la mia curiosità, ridestando la mia passione per la vulcanologia e, al contempo, ravvivando la mia sete di conoscenza.
Mi è venuto in aiuto, metaforicamente, Salvo Foti, competente enologo e produttore siciliano, profondamente innamorato della sua terra, con il suo libro “ETNA. I vini del vulcano” pubblicato da Giuseppe Maimone Editore. Un testo molto interessante che, pur sfruttando una architettura editoriale ormai consolidata nelle pubblicazioni dell’universo enoico, è arricchito da contenuti validi, enfatizzati dalla particolarità del soggetto trattato.
L’evoluzione della viticultura etnea affonda le proprie radici nella storia dei popoli locali ed è intrisa di racconti mitologici, con eventi che intrecciano realtà e leggenda in una splendida profusione di bellissime storie, rese immortali dai grandi classici della letteratura.
La narrazione dell’autore si sofferma sulla costituzione e l’organizzazione della tipica azienda vitivinicola locale, il palmento etneo; la descrizione è dettagliata: le strutture atte alla produzione e conservazione del vino, l’organizzazione del lavoro in vigna ed in cantina, il rito della vendemmia e le operazioni di vinificazione con gli incarichi attribuiti ai braccianti.
Ben curata la parte che si occupa delle tecniche di coltivazione delle vigne, caratterizzate dal sesto d’impianto tipico detto a quinconce, con l’adozione del tipico alberello etneo come metodo d’impostazione tradizionale dei ceppi di vite, con un sistema di potatura molto corto, caratterizzato dalla presenza di pochi capi a frutto. Una perizia di coltivazione tramandata nei tempi da una corporazione, La Maestranza de i Vigneri, che proprio grazie a Salvo Foti rivive ed opera ancora oggi, quale erede di quell’antico sapere contadino. L’Etna e i suoi Vigneri sono diventati degli strenui difensori delle varietà autoctone, selezionando vitigni locali per una produzione di qualità e limitando l’invasione delle cultivar alloctone, i cosiddetti vitigni “internazionali”. Il panorama è nettamente dominato dal nerello mascalese, per le varietà a bacca scura, e dal carricante tra le uve a bacca bianca, rispettivamente integrati col nerello cappuccio e con la minnella nei tradizionali uvaggi.
Parlando dei vini dell’Etna è inevitabile dedicare qualche attenzione all’ambiente pedoclimatico, in una regione contraddistinta da svariati ambienti nei quali è possibile trovare una miriade di differenti microclimi. Tanti sono i fattori che determinano le mille sfaccettature e i differenti terroir etnei: l’esposizione, la pluviometria, la quota e la natura geologica delle varie vigne, spesso giacenti su colate laviche risalenti a periodi storici anche molto diversi.
Immediatamente si può comprendere lo straordinario polimorfismo dei vini dell’Etna che beneficiano proprio di queste differenziazioni per proporre nel calice un ampio ventaglio di precursori aromatici, estremamente intrigante per chi si accosta alla degustazione. In molti casi si può parlare di viticultura eroica e di vini estremi, con le terre strappate alla roccia lavica, le vigne limitate e contenute da un complesso sistema di terrazzamenti e le viti che a fatica affondano le radici in un terreno di incredibile pendenza e compattezza; per non trascurare alcune vigne che crescono a quote rilevanti, anche oltre i 1200 m, ove il clima e l’inospitale ambiente vulcanico sono stati un baluardo insuperabile anche per la fillossera e dove crescono rigogliosi degli autentici monumenti vegetali, viti a piede franco di epoca prefilloserica con oltre 100 anni di storia produttiva.
Buona lettura!