Vini da Scoprire

Vini da Scoprire

da | 4 Dic, 2016

Incontro spesso degli amici che mi pongono delle domande sul vino e su quell’universo complesso che ruota intorno a esso. Molti sono curiosi e desiderosi di conoscere; i più, però, sono scettici e ipercritici.

Cosa ci sarà mai da scoprire in una bevanda la cui storia è lunga quasi come quella dell’umanità?

Incontro spesso degli amici che mi pongono delle domande sul vino e su quell’universo complesso che ruota intorno a esso. Molti sono curiosi e desiderosi di conoscere; i più, però, sono scettici e ipercritici.

Cosa ci sarà mai da scoprire in una bevanda la cui storia è lunga quasi come quella dell’umanità? Sembra che la pronta accessibilità alle informazioni, garantita dai mezzi di comunicazione di massa e ancora di più da internet, assicuri a tutti quelle nozioni sufficienti a trasformarli in esperti. Ogni cantina o azienda di produzione vitivinicola ha il suo sito e comunica attraverso di esso, proponendo all’utenza i suoi prodotti e ricamandone le virtù. Qui nascono i miei sospetti: mi pare che sia come chiedere all’oste se il suo vino è buono!

In realtà il mondo del vino è talmente poliedrico e cangiante che propone sempre delle nuove sorprese; produttori mediocri di colpo trovano la strada della qualità, ma devono faticare per affermarsi e dare una nuova visibilità ai propri vini. Grandi produttori, con una storia qualitativa consolidata, incontrano un’annata drammatica in cui tutta la produzione, o gran parte di essa, non è in grado di garantire il raggiungimento degli standard fino a quel momento propri dell’azienda.

Infine vi sono gli astri nascenti, che proliferano nelle piccole nicchie e pertanto sono misconosciuti al grande pubblico. Sono proprio questi i soggetti di cui si occupano, in veste di talent scout, Armando Castagno, Giampaolo Gravina e Fabio Rizzari nel loro libro Vini da scoprire, pubblicato dall’editore Giunti. Ricorre la domanda: che ci sarà mai da scoprire?
Dal mio punto di vista, sommelier amante del buon vino e della lettura, da scoprire c’è tanto, anzi tantissimo.

Innanzitutto mi ha incuriosito la scelta di scrivere il testo a sei mani: ognuno degli autori si occupa delle sue recensioni e le completa, con una piacevole commistione di stili linguistici e di modi di comunicare, adottando un linguaggio nuovo, non incastrato nei tecnicismi, e fornendo una bella lezione a chi, come me, si diletta a scrivere di vino. A volte si fa fatica a distinguere chi abbia scritto ogni singola recensione tanto è approfondito l’amalgama che i tre sono riusciti a conseguire; lo stile poi è attuale, fresco, direi innovativo: non si sente parlare tutti i giorni di “un vino che batte il cinque” a chi lo assaggia!

L’aspetto che però ritengo fondamentale e che credo sia la vera qualità di questo libro è nella scelta che gli autori fanno sui vini e sui produttori da raccontare. Non ci sono i soliti grandi nomi: quelli li conoscono tutti e poco hanno da farci scoprire! Qui si va veramente in quelle piccole cantine che producono poco vino, ma lo fanno molto bene. Vini che spesso sono il racconto liquido del terroir da cui provengono o il ritratto in bottiglia delle persone e delle famiglie che stanno dietro a un prodotto con tutta la loro storia e le loro vicissitudini.

L’ultima particolarità che mi piace evidenziare è quella che qualcuno potrebbe definire “la svolta pauperista”; quelli che ci vengono raccontati sono vini con prezzi accessibili a tutti, in alcuni casi veramente popolari (al di sotto dei 10 €) e ottenuti con l’applicazione di una filosofia produttiva poco interventista; si va dal biologico al biodinamico e alla lotta integrata (che io preferisco chiamare alla francese “lotta ragionata”), regime nel quale un trattamento viene applicato solo quando è strettamente necessario. Tutto questo per esaltare il prodotto di un terroir, rendendolo pienamente riconoscibile e visceralmente legato al territorio e al contesto in cui è stato ottenuto.

I vini descritti rappresentano tutte le regioni italiane, ma si rendono protagoniste alcune denominazioni che spesso sono all’ombra di quelle da cui provengono quelli che sono universalmente riconosciuti come i monumenti dell’enologia italiana; questo è un grande merito! Non mancano anche grandissime sorprese come la recensione di vini sfusi; molti su questo aspetto saranno molto critici, ma credo sia giusto rendere merito a chi pone tutte le attenzioni per ottenere una produzione di qualità tanto da riuscire a rendere un “vino da scoprire” anche quello che non è stato pensato per l’imbottigliamento e che viene considerato il classico vino da portare a tavola tutti i giorni: immaginate come può essere il loro top di gamma!

Chiudo con un piccolo consiglio: prendete il libro, scoprite alcune delle perle nascoste che ci rivela e correte subito a comprarne qualcuna, prima che inizi un inesorabile, ma ben meritato, incremento di popolarità e di prezzo, sulla scia della notorietà che riscuoteranno grazie alla sua pubblicazione. Buona lettura!