Giornata Nazionale della Cultura del Vino e dell’Olio – VII Edizione, 13 maggio 2017

Giornata Nazionale della Cultura del Vino e dell’Olio – VII Edizione, 13 maggio 2017

da | 23 Mag, 2017

Riconoscere e valorizzare il ruolo della vite e del vino nella cultura in tutte le sue espressioni, proseguire e incentivare l’opera di divulgazione della cultura del vino.

Questo, in sintesi, il duplice impegno ribadito dal Presidente di AIS Sardegna, Roberto Dessanti, nell’inaugurare la Giornata Nazionale della Cultura del Vino e dell’Olio, giunta alla settima edizione e ospitata nella Cittadella dei Musei di Cagliari.

Riconoscere e valorizzare il ruolo della vite e del vino nella cultura in tutte le sue espressioni, proseguire e incentivare l’opera di divulgazione della cultura del vino.

Questo, in sintesi, il duplice impegno ribadito dal Presidente di AIS Sardegna, Roberto Dessanti, nell’inaugurare la Giornata Nazionale della Cultura del Vino e dell’Olio, giunta alla settima edizione e ospitata nella Cittadella dei Musei di Cagliari.

Una manifestazione promossa dall’AIS su tutto il territorio nazionale in collaborazione con i Ministeri dei Beni Culturali e dell’Agricoltura, un vero e proprio fiore all’occhiello per la nostra Associazione, dal momento che proprio la valorizzazione e la diffusione della cultura del vino e dell’olio ne rappresentano la cifra distintiva.

Il convegno, intitolato “Vitigni e cultivar tradizionali: un’identità da preservare, un patrimonio da valorizzare” e moderato dal giornalista dell’Unione Sarda Ivan Paone, ha offerto numerosi spunti interessanti, e non poteva essere altrimenti visto il livello dei relatori coinvolti. A cominciare dal padrone di casa, il Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari Roberto Concas, che ha mostrato alcune immagini di opere d’arte e reperti archeologici nei quali la vite ed il vino ricoprono un ruolo di primo piano, ricordando anche le numerose rappresentazioni sacre che raffigurano il “Cristo pigiatore”, tra cui quella conservata nella chiesa parrocchiale di Soleminis.

Renzo Moro, funzionario dell’Istituto Controllo Qualità e Repressione Frodi della Sardegna, nel ripercorrere le novità introdotte dal nuovo Testo Unico del vino (L. 12 dicembre 2016, n. 238) ha ricordato come l’art. 1 si configuri come una vera e propria “Costituzione del vino”, fin dal titolo – Patrimonio culturale nazionale – per arrivare al testo che recita “Il vino, prodotto della vite, la vite e i territori viticoli, quali frutto del lavoro, dell’insieme delle competenze, delle conoscenze, delle pratiche e delle tradizioni, costituiscono un patrimonio culturale nazionale da tutelare e valorizzare”. Lo stesso testo legislativo fa poi esplicito riferimento, nell’art. 7, ai “vigneti storici o eroici” da sostenere e tutelare.

L’intervento dell’agronomo Luca Mercenaro del Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari ha offerto alla platea un quadro esaustivo del panorama ampelografico isolano, ribadendo l’importanza della ricerca, da promuovere sia a livello istituzionale sia a livello aziendale, come strumento imprescindibile per la valorizzazione del patrimonio enologico isolano, soprattutto per le realtà cosiddette minori.

I contributi dei tre enologi presenti hanno focalizzato l’attenzione sui rispettivi areali di provenienza. Piero Cella ha raccontato la realtà dell’oristanese, fortemente caratterizzata da nieddera e vernaccia, vitigni in grado di dar vita a grandi vini sebbene, come nel caso della Vernaccia di Oristano, a rischio estinzione. Giovanni Pinna ha ricordato come il torbato sia diventato ormai il vero vitigno simbolo dell’areale di Alghero e ha sottolineato come sia indispensabile appropriarsi del concetto di terroir nella definizione più completa, che abbraccia anche la cultura locale stratificatasi nel corso del tempo. Daniele Manca, portavoce di una zona poco conosciuta come il Mogorese e la Marmilla, ha ben descritto le potenzialità di un vitigno come il semidano, che rende al meglio proprio in quest’areale e da cui si ottiene un vino con caratteristiche molto diverse dagli altri bianchi isolani e in grado di esprimersi al meglio anche nel corso del tempo.

Le testimonianze dei due produttori hanno proposto una chiave di lettura diversa, maggiormente legata all’esperienza personale.
Giovanna Chessa ha raccontato il suo rapporto con il cagnulari, croce e delizia (ma soprattutto delizia) dei viticoltori di Usini, vitigno dalla forte personalità non disgiunta da una certa “stravaganza”, in grado però di riportare fedelmente nel bicchiere la tradizione di questo piccolo centro alle porte di Sassari. Paolo Savoldo, proveniente da un’area storica come il Mandrolisai, ha ricordato l’importante contributo degli anziani vignaioli di Atzara (la cui tradizione è stata da sempre celebrata in tutta l’isola) nel fornire preziosi consigli per la coltivazione del muristellu (bovale sardo) vinificato nel classico uvaggio dell’areale, con cannonau e monica, o in solitario, attraverso coraggiose produzioni inizialmente sperimentali che, col tempo, hanno raggiunto risultati notevoli.

In conclusione i saluti di Gianluca Serra, Capo di Gabinetto del Presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru, e di Gianluca Lioni, portavoce del Ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. In particolare, Lioni, nel ricordare che il Ministero da lui rappresentato si occupa anche di turismo, ha sottolineato come le produzioni di vino e olio rappresentino un elemento fondamentale nella promozione turistica a livello internazionale e come queste realtà fortemente legate al territorio costituiscano un vero e proprio ponte tra memoria e futuro.

Al termine del convegno, tutti i presenti hanno potuto partecipare al buffet allestito da AIS Sardegna, con la possibilità di approfondire la conoscenza dei vini ottenuti dai vitigni oggetto di discussione nel percorso di degustazione dislocato nelle varie sezioni del Museo e curato in maniera impeccabile dai Sommelier della Delegazione di Cagliari.

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