Vini macerati nati in FVG ora conquistano il mondo

Vini macerati nati in FVG ora conquistano il mondo

da | 28 Mar, 2020

C’è stato un tempo nella mia breve vita da sommelier in cui la mia attenzione è stata catturata dagli Orange Wine. Questi vini così diversi, così insoliti e fuori dagli schemi, hanno avuto su di me un potere catalizzatore, quasi ammaliatore; forse per quel gioco di contrasti e di ossimori degustativi che in qualche modo metteva in discussione quanto avevo imparato nei corsi e maturato con innumerevoli sessioni di degustazione. Le mie competenze sono state scosse fin dalle fondamenta; i miei riferimenti sensoriali e le mie certezze sono stati in qualche modo disorientati da questo nuovo, o meglio rinnovato, modo di intendere il vino. I vini macerati o macerativi hanno infatti qualcosa che, nella loro stranezza e nella loro imprecisione, li rende affascinanti.
In quel periodo ho investito tempo e risorse per approfondire le mie conoscenze e il mio bagaglio esperienziale, culturale e sensoriale, mettendomi alla ricerca di libri, articoli, storie e vini che mi aiutassero a costruire una nuova competenza. Purtroppo le buone intenzioni si sono scontrate con una rocciosa aridità informativa e con una certa idea preconcetta che, salvo rare eccezioni, considerava questi vini un po’ dozzinali, privi di finezza e qualità, tecnicamente comuni.
Non soddisfatto e con la caparbietà che mi contraddistingue ho iniziato il mio lavoro di ricerca finché mi sono imbattuto in un libretto dal titolo Vini macerati nati in FVG ora conquistano il mondo, scritto da Mauro Nalato e pubblicato Chiandetti Editore. Trovarlo non è stato facile; averlo ancora meno! Infatti, benché fosse presente nel catalogo della piccola casa editrice, non era disponibile sul loro e-shop e in nessun altro sito e-commerce; ho dovuto scrivere all’editore per riuscire a farmene spedire una copia a un costo tutto sommato onesto.
Non so se sia il primo lavoro editoriale che parla di Orange Wine a essere stato pubblicato; sicuramente però è stato il primo a trattarli in maniera monotematica (per chi fosse interessato, altri lavori sull’argomento sono il libro “Cuore di Pietra – Un viaggio nell’anima dei vini del Carso” di Federico Alessio, Hammerle Editori; il film “Skin Contact: Development of an Orange Taste” girato da Laura Michelon e Mike Hopkins per Bottled Films; il libro “Amber Revolution – How the world learned to love Orange Wines” di Simon J Woolf, già recensito per questa rubrica).
Il lavoro di Nalato è un booklet molto agile, si legge veramente in qualche ora, e ha il pregio di aver rotto il caotico silenzio che avvolgeva di mistero il mondo degli Orange Wine. Una selezione di produttori di primissimo livello di cui ci racconta la storia e la filosofia produttiva, il pensiero e i principi a cui si ispirano. Chi sono i protagonisti di queste storie?
Josko Gravner il capo fila, il maestro, l’ispiratore; uno che faceva vini strepitosi e si è completamente convertito a questo nuovo stile senza perdere il vertice dell’eccellenza e raccogliendo molti proseliti. Damijan Podversic, uno dei suoi discepoli migliori, che ha saputo re-interpretarne gli insegnamenti. Stanko Radikon, uno dei precursori; con Gravner il primo a sperimentare e imbottigliare. La Castellada di Nicolò Bensa di Oslavia, uno che si è aggiunto quasi subito al primo gruppo di rivoluzionari. Dario Prinčič, anche lui di Oslavia e componente del manipolo di sognatori che ha seguito Gravner sin dall’inizio. Valter Mlečnik, sloveno, uno dei primi seguaci del maestro oltre confine; Matej e Kristina Skerlj, giovani rappresentanti del Carso triestino ammaliati dallo stile macerativo. Benjamin Zidarich di Prepotto, il produttore che ha scavato la cantina nella roccia del Carso per esaltare i vini nati proprio in quell’ambiente. Ronco Severo di Stefano Novello, l’unico non goriziano o sloveno ad aver iniziato a sperimentare i macerati già da tempo. Infine Roberto Bacchetti, con le sue Vigne del Malina di Orzano, che coi vini vegani si è spinto anche oltre i rigidi dettami gravneriani.
Tutti accomunati da un sentire etico-ecologico della produzione; in vigna solo vitigni autoctoni (almeno per la maggior parte di loro), i prodotti di sintesi sono banditi, l’irrigazione non viene usata, si aspetta la piena maturazione del frutto prima della raccolta, si permette che la natura faccia il suo corso; anche durante la vinificazione, solo lieviti spontanei, nessuna filtrazione e minimi interventi a perturbare il lavoro della natura. Il tempo e l’ambiente segnano il carattere dei vini.
Il libro raccoglie anche altri contributi che arricchiscono il testo fornendo una situazione dettagliata e aggiornata dell’impatto dei vini macerativi sul mercato del vino, sul mondo della ristorazione e il consistente ritorno d’immagine per le aree di produzione. Non c’è da meravigliarsi se oggi sono in tanti a cimentarsi con questa filosofia di coltivazione e soprattutto con questo stile produttivo.
Buona lettura!