Vernaccia di San Gimignano Sanice Riserva 2016

Vernaccia di San Gimignano Sanice Riserva 2016

da | 30 Mar, 2020

In Sardegna il termine Vernaccia evoca un’esperienza sensoriale unica, dettata dal fascino di un vino identitario come la Vernaccia di Oristano. Il termine vernaccia, però, è uno dei più generici nel mondo del vino, perché deriva dal nome (vernaculum) che i Romani attribuivano ai nuovi vitigni incontrati via via nei territori su cui si espandeva il loro dominio. Per cui esistono vari vitigni così denominati (in Sardegna, appunto, vernaccia di Oristano), alcuni a bacca rossa, come la vernaccia di Serrapetrona e altri, come la schiava, che mantengono il nome vernatsch nella versione in lingua tedesca. Qui però parliamo della Vernaccia di San Gimignano, un vino di grande tradizione che ha lasciato traccia anche nei testi di alcuni classici della letteratura italiana come Dante e Boccaccio. Si tratta di un vino bianco ottenuto dal vitigno omonimo (proveniente, secondo alcuni, dalla Liguria) che è riuscito a farsi spazio in una terra tradizionalmente rossista come la Toscana, tanto da essere in assoluto il primo vino italiano ad ottenere la DOC, nel 1966, divenuta in seguito DOCG nel 1993. Al 1972 risale la nascita del locale Consorzio di tutela che vanta attualmente oltre 200 produttori affiliati e che ha dato il via allo studio sulla zonazione, individuando cinque areali capaci di conferire caratteristiche peculiari alla propria produzione: Pancole, Poggio del Comune, Santa Lucia, Pietrafitta e San Benedetto-Ugliano.
A Pancole, piccola frazione a soli 6 km dall’abitato di San Gimignano, ha sede l’azienda Cesani e qui dimorano gran parte dei vigneti. Fondata come azienda agricola nel 1950 dal marchigiano d’origine Guido Cesani, insieme alla moglie Annunziata, col passaggio di mano al figlio Vittorio la produzione si è concentrata principalmente sulla coltivazione di viti e ulivi. Vittorio Cesani è tuttora a capo dell’azienda insieme alle figlie Letizia e Marialuisa. Gli ettari vitati, in regime biologico certificato, sono circa 26, per una produzione media annuale che ammonta a 130.000 bottiglie ed è incentrata principalmente sulla Vernaccia di San Gimignano, declinata in alcune etichette espressione delle diverse vigne, oltre a importanti vini rossi, a base sangiovese, colorino e merlot, provenienti dal vigneto di Còllole. Ho avuto modo di degustare il top di gamma Vernaccia di San Gimignano Sanice Riserva 2016, un vino prodotto per la prima volta nel 1995 e che per lungo tempo è stato vinificato con l’utilizzo del legno. Negli ultimi anni, per volontà di Letizia Cesani, si è deciso di utilizzare solo l’acciaio. Le uve del Sanice (anagramma del marchio aziendale, Cesani) provengono dal vigneto di Pancole, su terreni calcarei situati a 300 metri slm ed esposti ad est, ricchi di fossili marini. La vendemmia avviene nell’ultima settimana di settembre, la fermentazione in vasche di acciaio inox dove la massa permane sui lieviti per 12 mesi. Segue un lungo affinamento in bottiglia di circa due anni, durante i quali questa Vernaccia ha modo di costruirsi un bagaglio organolettico di grande spessore. Questa etichetta, negli ultimi anni, ha fatto incetta di premi e riconoscimenti da parte della critica e della pubblicistica; addirittura, nell’ultima edizione della nostra Guida Vitae, ha messo insieme sia le 4 viti, simbolo dell’eccellenza, sia il riconoscimento di “Vino Cupido”.
Un luminosissimo paglierino carico con sfumature dorate introduce l’analisi di questo vino che presenta un corredo olfattivo elegante e sfaccettato. Alle iniziali note agrumate di lime e mandarino si affiancano in successione sentori di mela verde, ginestra e rosmarino arricchiti da rimandi di miele e ginger, da nette percezioni iodate e da una delicata speziatura di pepe bianco. L’ assaggio è contraddistinto da una elegante e decisa sapidità che, nel lungo percorso gustativo, si intreccia con le setose note alcolico-gliceriche rinvigorite da una vibrante freschezza. Una lunga chiusura con i ritorni di miele e agrumi completa il quadro. Nonostante l’etichetta dichiari il millesimo 2016, l’impronta è ancora giovanile e lascia intravedere buone potenzialità evolutive. Perfetto accanto a primi piatti conditi con ragù bianchi di carne.