Tulúj 2010

Tulúj 2010

da | 19 Apr, 2020

Qualche anno fa depositai in cantina diverse bottiglie che al primo assaggio mi avevano positivamente impressionato e che ritenevo capaci di affrontare la sfida del tempo; l’intento era di stapparle dopo aver raggiunto un buon periodo di invecchiamento, per poterle apprezzare appieno dopo un giusto periodo di evoluzione che rendesse merito al lavoro dei produttori e, allo stesso tempo, che confermasse le impressioni e le previsioni scaturite dalle prime degustazioni.
Devo confessare che molte di quelle bottiglie non hanno resistito; anche questa ha rischiato di essere annoverata tra quelle del capitolo “tra qualche anno poteva essere migliore”; ma ne avevo fatto incetta e qualcuna della partita è ancora lì, sullo scaffale, per cui non ho esitato a prelevarne una per valutare gli effetti del tempo sul vino.
Il vino di cui vi parlo è Tulúj 2010, dei Poderi Atha Ruja di Dorgali, che abbiamo già trattato in questo sito. Nasce da vigne affrancate nella Valle di Oddoene in una splendida cornice naturalistica. Frutto di una accurata selezione dei migliori grappoli prodotti dall’azienda, è un uvaggio costituito dai tre nobili vitigni sardi: il carignano, maggioritario, il cannonau e il muristellu (bovale sardo). Vendemmia manuale e cernita dei grappoli; fermentazione alcolica con macerazione di circa 20 giorni e maturazione per ben 36 mesi in barrique di rovere francese di primo passaggio.
Tutte queste attenzioni vengono riservate alla prima etichetta aziendale e non meraviglia affatto che a distanza di tempo si possa godere dei frutti di tanta cura e passione.
Note di degustazione.
Limpido all’aspetto, si ammanta di un nobile rosso granato percorso da vivida luce. Grande consistenza; il vino si aggrappa al cristallo formando lacrime che scorrono oziosamente tracciando archetti molto ravvicinati.
Grande intensità e ampio corredo olfattivo, declinato su espressioni speziate, tostate e fruttate. Vaniglia, noce moscata e pepe nero. Ricordi della mia gioventù: kirsch, cioccolato fondente e marasche sotto spirito: i boeri, i deliziosi bon-bon col liquore dentro. La sosta nel calice dà modo al vino di esprimersi in un crescendo di riconoscimenti netti e di grande finezza: la confettura di more di rovo e le bacche di mirto. Poi cacao, tabacco e anice stellato. Reminiscenze di erbe officinali e macchia mediterranea: timo, rosmarino e lavanda. Chiude con gradevoli cenni boisé.
L’assaggio è caldo e avvolgente; confortevole, quasi corroborante. Il calore alcolico viene smorzato da un tannino sontuoso, di grande spessore e raffinatezza, caratterizzato da una leggera e piacevole sensazione di polverosità; l’acidità rinfrescante, molto presente, vivacizza la dinamica gustativa favorendo la serbevolezza del vino.
Vino equilibrato e di gran corpo, nobilitato da un finale di lunga persistenza su toni fruttato-sapidi e accattivanti note speziate.
La degustazione del Tulúj 2010 ci ha restituito un prodotto di grande personalità, in splendida forma, forse all’apice della sua curva di evoluzione. Da proporre in abbinamento con uno stufato di cinghiale alla cacciatora, col parasangue (diaframma) al vino o con piatti del “quinto quarto” tipici della tradizione isolana, intrecci di interiora e frattaglie come “sa corda” e “su trattaliu”.