Dici “Grecia” e pensi “vacanza”. Dici “Grecia” e pensi alla piacevolezza degli studi classici. Ma cultura e letteratura elleniche sono così pregne di materia vinicola da non poter, inoltre, immaginare la Grecia senza i suoi vini. Dai poemi di Esiodo e di Omero, alle più alte tragedie fino alle esilaranti commedie, non c’è opera in cui non si induca il lettore a questa bevanda di grande civiltà, tanto di piaceri generatrice, quanto di ebbrezze e debolezze portatrice. E così come nel corso dei millenni donne e uomini hanno cercato nel divino la spiegazione ai numerosi eventi della vita, così per il vino in principio era Dioniso detto Dígonos, il “nato due volte”.
Le versioni sul suo mito sono numerose, tuttavia tutte concordano sul fatto che egli fosse figlio di Zeus e della principessa tebana Semele, la quale, incitata da Era, gli chiese di rivelarsi nel suo vero aspetto. Di fronte a tale insistenza, Zeus si mostrò avvolto da fulmini e nembi dai quali la fanciulla, incinta di sei mesi, rimase – ahimé – incenerita. Per salvare il nascituro, estratto dal ventre della madre, Zeus lo cucì nella sua coscia, che fece da incubatrice fino al naturale concepimento. Il mito continua ai limiti della nostra immaginazione, ma diremo in breve che, divenuto adulto, Dioniso scopre la vite e l’uso dell’uva tanto da diffondere tra i popoli la viticoltura, la vendemmia e le tecniche di produzione del vino. Su Dioniso, che fosse vero dio o vero uomo, modello da imitare o esempio da ripudiare, potremmo discutere a lungo, ma di una cosa siamo sicuri: la cultura enoica greca affonda le sue radici in tempi e tradizioni antichissime, oggi saggiamente integrate nella sua contemporaneità.
Il vino “Retsina”, ottenuto – secondo antica ricetta – con l’aggiunta di resina di pino naturale in fase fermentativa, e l’originale passito cipriota “Commandaria”, frutto di un rigido disciplinare, sono due dimostrazioni significative dell’originalità del vino ellenico, e proprio per le loro uniche peculiarità meriterebbero un approfondimento a parte. Sia che si pensi a esso come luogo di vacanza o come culla del pensiero filosofico e democratico, del teatro e della medicina, quindi, questo Paese dalle seimila isole solo a nominarlo genera vibrazioni positive. Guidati da questa giusta disposizione d’animo, ci avviamo al piacevole ricordo di una degustazione di etichette elleniche, che sebbene tenutasi lo scorso febbraio a cura di Guido Invernizzi con la collaborazione della Delegazione AIS di Cagliari, trova il suo vero habitat naturale in queste ultime giornate d’estate, ancora intrise di salsedine, come questi bianchi tutti in purezza, nati circondati, e inevitabilmente influenzati, dal mare:
Amalia brut – Tenuta Tselepos
100% moschofilero
Ci troviamo nel Peloponneso. Sulla terra che conobbe la guerra più sanguinosa combattuta nell’antichità tra popoli greci, a 720 metri slm, si inserisce la produzione di questo fresco metodo classico di benvenuto, ottenuto in purezza dal vitigno moschofilero, che per la sua spiccata acidità si presta alla produzione di spumanti. Giovane, semplice, fresco. Ottimo in accompagnamento ad attimi di leggerezza estiva.
Santorini DOP 2020 – Cantina Sigalas
100% assyrtiko
Siamo in una delle isole più visitate dell’arcipelago delle Cicladi. Il suolo è vulcanico, fatto di lapilli e pietra lavica. A protezione dalle folate di vento, così come accade per le tradizionali “hoyos” delle isole Canarie, la vite, coltivata a “nido di uccello”, sbuca quasi miracolosamente dal terreno, e le sue foglie, in contrasto con il nero pece del suolo, brillano di un verde luminescente. A completare il quadro, l’Anedosa, nebbia-pioggia marina che risale le scogliere, per poi diffondersi sul resto dell’isola.

La vite a nido d’uccello
In questo dipinto si inserisce la produzione del vitigno autoctono assyrtiko, coltivato rigorosamente a piede franco, protagonista di questo vino che non ha necessità di ulteriori parole per essere descritto, poiché rispetta appieno le caratteristiche del suo habitat, caldo come il suolo dal quale nasce, sapido come la nebbia marina che lo riveste.

Il fenomeno dell’anedosa
Promara 2020 – Cantina Tsiakkas
100% promara
Ci dirigiamo a est, e sbarchiamo a Cipro. In questa isola che si posiziona terza per grandezza nel Mediterraneo dopo Sicilia e Sardegna, a ben 1200 metri slm nasce su piede franco il vitigno promara, appunto, precoce. Da una parte i suoli, argillosi e sabbiosi, dall’altra la straordinaria altitudine, restituiscono un vino dal forte carattere aromatico e dalla piacevole freschezza. Da sfondo, anche qui, una buona dose di sapidità. Meritano sicuramente una visita le tenute, immerse in un panorama mozzafiato, che sprigiona la poderosità della vite in altitudine.
Aspros Lagos 2019 – Cantina Douloufakis
100% vidianò
A sud di Santorini si staglia nitida sulla cartina geografica l’isola di Creta. Patria di una delle leggende greche più famose al mondo, quella del “Minotauro”, dà i natali a questo vino, che per caratteristiche organolettiche prende le distanze dai bianchi finora presentati. Ottenuto dal vitigno autoctono vidianò, una delle più nobili uve cretesi – lo chiamano il “viognier greco” – si caratterizza per la sua morbidezza e rotondità, risultato in parte delle caratteristiche del vitigno stesso, ma anche di un uso sagace del legno. Qui l’abbinamento con un buon dentice “alla mediterranea” è quasi d’obbligo.
Non sappiamo ancora cosa ci riservi il destino, se gli abissi dell’Ade o le cime dell’Olimpo, in ogni caso, che sia Minosse a giudicarci o Zeus ad accoglierci, quanto a vino sarebbe meglio non farsi trovare troppo impreparati. A buon intenditor…